Cento anni e non sentirli. Sono oltre 16 mila i centenari italiani, un numero più che raddoppiato negli ultimi 10 anni (erano solo 6.100 nel 2002), a cui si aggiunge un gruppo crescente di super centenari, che hanno raggiunto i 110 anni d’età.
Ebbene, rispetto ai più ‘giovani’, i centenari italiani sembrano più in forma: mostrano infatti una prevalenza significativamente più bassa di diabete (il 19,1% contro il 41,7%), di fibrillazione atriale (del 19,1% contro il 37,5%) e meno della metà di malattie coronariche. “Nuovi studi prevedono che chi nasce oggi vivrà sino a 100 anni, lo credono i ricercatori del Ageing Research Centre della University of Southern Denmark – spiega Leonardo Bolognese, direttore Cardiologia ospedale di Arezzo -.
Un fenomeno globale, giacché i centenari sono in aumento in molti paesi del mondo, con un trend considerato inarrestabile”. Succede allora che un gruppo di cardiologi dell’ospedale San Giuseppe di Milano ha deciso di valutare la salute cardiaca di un gruppo di soggetti con più di 100 anni attraverso una ecocardiografia e di paragonare i dati con un gruppo di soggetti più giovani tra i 75 e gli 85 anni. Lo studio retrospettivo caso-controllo è stato eseguito dal 2010 al 2015 e includeva 120 ‘grandi vecchi’ e 120 anziani più giovani: i centenari erano più spesso donne.
I risultati hanno rilevato che, rispetto agli anziani più giovani i centenari italiani presentavano meno diabete, fibrillazione atriale e malattie coronariche (presenti nel 29,1% dei centenari rispetto al 56,7% dei più giovani). Ma non è tutto, perché i più anziani mostravano un minor diametro del ventricolo sinistro con un relativamente più alto spessore della parete muscolare e un minor volume dell’atrio sinistro. “Anche la frazione di eiezione del cuore si è mostrata significativamente più alta (57,2% verso 48,8%) con una minore frequenza di anormalità (33,3% verso 55,8%)”, illustra Michele Gulizia, direttore cardiologia ospedale Garibaldi di Catania e Local Press Coordinator del congresso europeo in corso a Roma. “La prevalenza dell’insufficienza mitralica da moderata a severa – aggiunge Gulizia – si è mostrata più bassa nei centenari rispetto ai più giovani, con l’unica criticità rappresentata da una stenosi aortica più elevata, quantificata nel 16,7% dei casi nei centenari rispetto al 6,7% del gruppo di controllo”.